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MANUALE DI AUTODIFESA PER ELETTROSENSIBILI

Il libro allerta sui pericoli per la salute


Sentite un leggero formicolio all'orecchio quando usate il vostro smartphone? Vi capita di provare un po' di capogiro in un caffè, o in treno, circondati da wi-fi più o meno free? Avete un senso di nausea che ha iniziato a manifestarsi proprio quando una compagnia telefonica ha installato un ripetitore sul tetto della casa di fronte? A queste e ad altre domande sulle caratteristiche e i pericoli delle cosiddetta “Era elettromagnetica” vuole rispondere il libro “Manuale di autodifesa per elettrosensibili” scritto dal giornalista Maurizio Martucci, che delinea i confini e le linee guida dell’Elettrosensibilità, una nuova forma di malattia ambientale altamente invalidante, anche se al momento non riconosciuta da governi e organizzazioni internazionali.

Una lettura decisamente interessante (e per certi versi sconvolgente) per un formatore, quale utile strumento di informazione su nuovi rischi finora sottostimati di cui, quantomeno, è bene sapere e avere elementi utili per farsi un’idea personale. Per questo ne abbiamo parlato con l’autore al quale abbiamo chiesto di spiegarci cosa lo ha spinto a scriverlo.


Maurizio ci spieghi perché questo libro?

Il fatto che viviamo immersi in un brodo elettromagnetico che non ha precedenti nella storia dell’umanità e che, nell’Era elettromagnetica, sempre più persone si ammalano di una malattia invisibile, l’Elettrosensibilità, patologia altamente invalidante, misconosciuta dagli organi di sanità pubblica. Eppure il problema esiste, c’è ed è grave: da qui la voglia di investigare, di capire. Ne è uscito un libro che è un’inchiesta sui conflitti d’interesse, sulle distorsioni metodologiche e sulle incongruenze alla base del cosiddetto fronte negazionista, cioè di quanti in ambito medico-scientifico si ostinano a sconfessare gli effetti biologici delle pervadenti radiofrequenze che, con l’arrivo del 5G, raggiungeranno livelli mai sperimentati prima. I cittadini rischiano di essere delle cavie, non ci sono studi preliminari che attestano le conseguenze sanitarie di un vero e proprio tsunami di microonde millimetriche che il 5G irradierà ovunque. I medici dell’Isde, numerosi scienziati da ogni parte del mondo e le associazioni dei malati avevano chiesto una moratoria, di fermare il grande pericolo optando per scelte tecnologiche più sicure per la salute. Così non è stato, vedremo cosa succederà nel futuro.


Però la patologia non è stata ancora riconosciuta e in tanti sono contrari alle tue conclusioni…

Non è proprio così, nel senso che non è riconosciuta dal sistema sanitario nazionale ma, ad esempio, lo è in Basilicata dalla sanità regionale come lo era anche nel Lazio, prima dell’abrogazione della legge sulla sensibilità chimica multipla; e comunque lo è ancora in Svezia, USA e nei tribunali di Spagna e Francia ci sono sentenze che ne attestano l’esistenza giuridica. Noi in Italia, poi, abbiamo diverse sentenze in tal senso, che dimostrano il nesso telefonino=cancro, procedimenti nei quali - anche con sentenza passata in Cassazione - è stata condannata pure l’Inail per il risarcimento, trattandosi di ex lavoratori che avevano sviluppato tumori maligni per via del continuo uso di cordless e cellulari in orario di servizio. Il fatto che il Ministero della Sanità si ostini a non riconoscere quest’evidenza è sintomatico delle difficoltà politiche e lobbistiche che potrebbero stare dietro al diniego: riconoscere ufficialmente gli effetti termici dell’elettrosmog, cioè Elettrosensibilità e tumori, vuol dire minare alla base il sogno del progresso dell’ipercomunicazione di massa costruito intorno a spot pubblicitari. Ma la realtà è diversa: sempre più cittadini si ammalano e la classe medica - oltretutto, ignara del problema - non è adeguatamente formata per diagnosticare correttamente la patologia ambientale, ampiamente decodificata da quella branca che prende il nome di medicina ambientale.


Cosa fare secondo il tuo punto di vista?

Porsi delle domande sull’elettrosmog, già annoverato come agente ‘inquinante indoor’ dall’ex Ministro dell’Ambiente Galletti che, ad esempio, nel decreto del gennaio 2017 dispose di sostituire il pericoloso wi-fi col più sicuro cablaggio in tutte le pubbliche amministrazioni. E poi, nelle case come negli uffici non si considerano gli effetti multipli e cumulativi: ad esempio, cosa succede in una stanza con wi-fi, più notebook, più smartphone, più stazione radiobase che irradia nell’ambiente interno? Solo per fare un esempio, l’Arpa Lazio ha recentemente misurato parametri totalmente al di sopra della media e i risultati sono sul sito di Roma Capitale. La situazione credo stia assumendo proporzioni inimmaginabili fino a pochi anni fa, è fuori controllo, in attesa di quello che avverrà col 5G, in pratica un’irradiazione costante ogni manciata di metri per mezzo dei lampioni della luce, convertiti in wi-fi. Le smart city rischiano di essere dei forni a microonde a cielo aperto! Numerosi studi indipendenti – cioè quelli che non sono finanziati da grandi gruppi industriali ma da enti pubblici, come nel caso dello studio dell’Istituto Ramazzini di Bologna - sostengono che l'elettrosmog può provocare gravi tumori maligni, oltre ad infarto e problemi cardiovascolari. Ecco perché nel libro mi appello al “principio di precauzione”, vale a dire meglio minimizzare il rischio piuttosto che correrne uno davvero serio…


Nel testo hai raccolto testimonianze di tanti cittadini che si manifestano i sintomi dell’elettrosensibilità, alcuni anche con invalidità civile riconosciuta dall’INPS; poi hai riportato le opinioni di medici e ricercatori: cosa ti aspetti possa dare come stimolo la sua lettura?

Che tra la classe politica e la popolazione si diffonda maggiore informazione e consapevolezza sui rischi che corriamo ad essere sempre connessi, a casa, in auto come nei posti di lavoro. Ci sono circa 1000 studi validati che attestano effetti biologici da esposizione ai segnali wireless. E poi, l’Oms, a breve potrebbe rivedere al rialzo la classificazione delle radiofrequenze come cancerogeno probabile, se non addirittura certo. Gli studi indipendenti americani e il nostro del Ramazzini parlano chiaro: è ora che i cittadini conoscano la verità sui lati oscuri dell’elettrosmog. Nel libro ho passato in rassegna un mondo sommerso, di verità nascoste e riscontri evidenti: spero che queste pagine di inchiesta possano servire a fermare l’avanzata delle smart city e il diffondersi del fenomeno di cui non ci rendiamo conto solo perché invisibile: se le onde elettromagnetiche potessero essere visibili, non riusciremmo a guardare a più di un metro di distanza per quante sono…


Concludi il volume con utili suggerimenti pratici su come contrastare e limitare le onde elettromagnetiche grazie a strumenti appositamente studiati. A tuo dire come possiamo farli coabitare con un mondo ormai wi-fi free?

In termini di sistema non è detto che gli effetti si vedano subito perché, come attestano numerose ricerche medico-scientifiche citate nel libro, le patologie più comuni accostate all’irradiazione elettromagnetica possono avere un’incubazione di diversi anni. Intanto, però, dobbiamo chiederci perché non ci sono studi epidemiologici, perché manchino dati reali su cosa accade a quanti vivono in prossimità di antenne di telefonia. Credo che l’era del wi-fi sia giù superata, finita l’ondata del 5G, che – nonostante gli investimenti plurimilionari - non potrà avere grosso sviluppo visti i rischi delle radiofrequenze ubiquitarie; le nuove tecnologie si baseranno su una modulazione più sicura e meno pericolosa, come il “li-fi”, che trasmette dati più velocemente servendosi dello spettro visivo della luce, che dovrebbe essere più armonico per ambiente, animali e soprattutto biologia umana. Ma serve consapevolezza e informazione: se gli utenti cominciassero a chiedere alle case produttrici prodotti meno rischiosi come il “li-fi”, se i cittadini cominciassero a chiedere a politica e istituzioni l’applicazione del sacrosanto “principio di precauzione”, sostituendo le reti di comunicazione senza fili col cablaggio negli ambienti chiusi, allora si potrebbe coabitare con meno pericoli con strumenti che oggi, però, fanno paura a molti, non solo agli elettrosensibili.



Maurizio MartucciNasce a Roma nel 1973. Sposato e felicemente padre di due figlie vive in campagna con la famiglia, nutrendosi esclusivamente di alimenti vegani e biologici. Cultore di discipline olistiche e tradizioni millenarie, pratica Kundalini Yoga unito al sentiero spirituale dei popoli nativi, in simbiosi con la natura. Bilaureato (Lettere e Scienze e tecnologie della comunicazione), giornalista e scrittore, è autore di numerosi libri di inchiesta su vicende contemporanee. Per un decennio si è occupato di comunicazione ambientale per le aree naturali protette. Dal 2012 collabora a Il Fatto Quotidiano con un blog in cui affronta il problema dell’elettrosmog. Volontario, nel 2016 è promotore e portavoce nazionale del Comitato No Wi-Fi Days. Sostenuto da medici, operatori olistici e tecnici, nel 2017 è ideatore di Oasi sana, sito di informazione libera, eventi e residenziali disintossicanti anche per malati di elettrosensibilità.





 
 
 

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